Alberto Pasolini Zanelli 1976
Adesso che si parla di compromesso storico, come giudica la prospettiva di un avvento comunista al potere per questo tramite?
“La questione per me è costituzionale prima che politica. se si ammette che un partito possa avere suoi rappresentanti nelle assemblee legislative, si può poi impedire che esso possa far parte di una maggioranza governativa? Questo è il problema costituzionale da affrontare e risolvere costituzionalmente”.
E sul piano politico?
“Per il resto lei sa che, dopo gli ultimi atteggiamenti dei partiti comunisti italiano e francese, in cui si enunciano ed enfatizzano principi addirittura socialdemocratici, la questione che si presenta agli elettori e la credibilità o meno di tali nuovi atteggiamenti. Come essi siano compatibili coi persistenti legami di questi partiti comunisti occidentali col partito comunista sovietico. Questa mi pare una chiara impostazione del problema comunista in Italia. Tutto il resto serve, a mio parere, a confondere, non a chiarire il problema. Che certo esiste, è attuale, è importante per noi che riteniamo – qui devo ripetere una nota costante di tanti miei messaggi – che con la libertà ogni problema è possibile, senza libertà tutto è perduto”.
Se l’Italia fosse rimasta monarchica, avrebbe potuto la monarchia giocare un ruolo nel rendere possibili sviluppi alternativi, diversi, della crisi politica?
“Ritengo di si, per la funzione mediatrice e di guida propria dell’Istituto monarchico. Uno dei nostri più insigni costituzionalisti, Emilio Crosa, ha scritto : La Monarchia è la tradizione dello Stato, l’istituto che rappresenta la Nazione, la raffigura nel suo passato, la riassume nelle sue più profonde aspirazioni e necessità nazionali. E’ stato anche scritto che la Monarchia è il vivente simbolo che lega il passato – con la sua tradizione, le sue sventure, le sue glorie – all’avvenire. In Italia essa ha rappresentato inoltre la dignità civile dello Stato di fronte alla grandezza spirituale della Santa Sede. Essa ha la funzione di porsi arbitro supremo e regolatore , non mai parte nelle lotte feconde delle idee e degli interessi che si agitano nel popolo, e di essere garante nella libertà delle minoranze e del loro diritto di divenire con mezzi legali maggioranza. Essa è come la bandiera che appartiene a tutti ed a ciascuno, alla quale tutte le generazioni, attraverso il tempo, al di sopra delle divisioni, hanno guardato e guardano come al segno che le rende figlie di una stessa Patria. IN questa impostazione dell’essenza della Monarchia, col Capo – il Re – fuori e al di sopra del gioco degli interessi delle forze politiche dalle quali invece dipende un capo dello stato elettivo, ella vede come, secondo me, sarebbe stato possibile dare sviluppo molto diverso all’attuale crisi politica”.
In complesso nell’arco di trent’anni, che cosa avrebbe potuto la monarchia dare all’Italia tra le tante cose che le sono evidentemente mancate in questo periodo?
“In trent’anni di Monarchia così concepita avrebbe potuto dare agli italiani uno stato dignitoso ed efficiente, una Magistratura indipendente dai partiti e da ogni ingerenza, una scuola accessibile a tutti, seria ed efficiente: insomma, avrebbe potuto esercitare la sua alta funzione arbitrale tra le varie forze politiche onde perseguire e raggiungere, attraverso un regolare funzionamento della assemblee legislative, un sempre più giusto equilibrio fra giustizia sociale e libertà individuale.”
Si è detto da molte parti, in questi anni, che se l’Istituto Monarchico avesse trionfato nel referendum, la struttura politica dell’Italia postbellica sarebbe stata molto diversa: che invece di una repubblica democristiana avremmo avuto una monarchia socialista, o meglio socialdemocratica. Gli italiani, insomma, si sarebbero stretti nel 1948 attorno alla DC ed alla Chiesa anche come compensazione, come sostituto di casa Savoia? Come vede lei questa ipotesi?
“Con questa domanda lei sostanzialmente mi prospetta il problema fondamentale della acuta crisi politica italiana: l’inesistenza di una alternativa tra due forze sicuramente democratiche, senza la quale non credo possa avere vita uno stato retto a democrazia parlamentare. Lascio agli storici di stabilire di chi sia la colpa di questa mancanza. Ho la mia opinione, ma non ritengo utile dirlo. Né oggi ha importanza pratica stabilire siffatta responsabilità. Vediamo per il bene dell’Italia, di correggere gli errori. Guardiamo all’esempio delle Monarchie del Nord e di stati come le Repubblica Federale di Germania.”
Esempi che in Italia fanno fatica ad attecchire….
“Lei sa che mio padre, nei primi anni del Suo Regno, ed io stesso, abbiamo cercato la collaborazione delle forze socialiste democratiche, appunto per quell’avvicendamento che ritengo indispensabile. Senza di esso, con uno stesso partito per decenni al potere la stanchezza di ogni fatto umano troppo a lungo disputato, si creano, anche senza particolari volute responsabilità,situazioni riprovevoli di lacune, interessi, di corruzione, di malgoverno. Auspico di cuore che finalmente questa situazione di stallo cessi e si avvicendino al potere forze innegabilmente democratiche e voglio ben precisare che con tale espressione intendo quei partiti che una volta al potere non mutano le leggi in base alle quali hanno raggiunto la maggioranza , che lascino il potere appena la volontà della maggioranza dei cittadini, liberamente espressa, lo tolga loro e lo dia agli altri. Per chiarezza, indico ad esempio l’alternarsi dei conservatori e dei laburisti in Inghilterra e della democrazia cristiana e dei socialdemocratici nella Germania Federale “.
La vita politica italiana è complicata ulteriormente, adesso, dalla presupponenza di un arco costituzionale, che esclude le forze politiche che non hanno preso parte alla costruzione dello stato repubblicano. Ci sarebbe stato un arco costituzionale anche in caso di vittoria monarchica trent’anni fa?
“Credo di averle già risposto, implicitamente, poco fa a proposito dei comunisti. Il mio pensiero è che la questione costituzionale da affrontare è sui valori e la funzione delle forze politiche in Parlamento:questo è il problema, non altre quisquilie dettate da vicende e interessi di partiti nel Parlamento”.
Come vede il ruolo della Monarchia spagnola restaurata nello sviluppo democratico della Spagna?
“Guardo con grande simpatia e con animo beneaugurate al difficile compito del giovane Re, ma non intendo in nessun modo esprimere giudizi e ingerirmi nelle questioni di un altro Stato. E’ questo il principio fondamentale di politica estera al quale sono stato educato e nel quale fermamente credo”.
Ritiene possibile un ritorno della monarchia anche in Italia.
“Certo, lo ritengo possibile. Comunque lei non deve dimenticare che io , nel giugno 1944, assumendo i poteri di Re come luogotenente generale i mio Padre, accettai di far decidere dal popolo italiano la forma istituzionale preferita. Io credo nella democrazia e credo che un regime, per essere accettato, deve avere il consenso del 70 per cento all’incirca dei cittadini. E’ per questo che desideravo che il referendum istituzionale si svolgesse quando una maggioranza siffatta si fosse formata nel Paese. Si volle invece, da parte di taluni , forzare la mano e indire il referendum – tipico istituto democratico – in un momento in cui – a parte gli assenti come i prigionieri, le popolazioni della provincia di Bolzano e dell’intera Venezia Giulia – ancora i risentimenti erano troppo vivi, l’Italia era ancora occupata dalle truppe anglo americane e di altri alleati, eccetera. Si ebbe così quella decisone al 50 per cento che io volevo evitare. Lei sa che la Monarchia è caduta – accettando i dati ufficiali di allora – con oltre il 48 per cento dei voti? Io non approvavo e non approvo lo slogan adottato da taluni – o la repubblica o il caos – slogan per me antidemocratico ed intimidatorio. La mia impostazione, allora ed adesso, è sempre la stessa e schiettamente democratica: O la Monarchia o la repubblica, secondo la volontà della maggioranza del popolo italiano liberamente espressa”.
Alberto Pasolini Zanelli – ” Il Resto del Carlino” – 2 giugno1976