Giovani Monarchici!
Oggi viene a voi consegnata la vecchia Bandiera della Patria, quella che ha visto i sacrifici e gli erosimi di tante generazioni, vittorie radiose e dolorose sconfitte, ma ognora la dedizione di tutti all’Italia. Questa bandiera vi ricordi quelle logorate dal tempo e lacerate dalle battaglie, allineate mute, ma non obliate, nel Vittoriano, ove vigilano il Padre della Patria, il Soldato senza nome e ogni italiano non immemore o ingrato.
So che voi giovani amate questa bandiera con la stessa devozione di coloro che vi hanno preceduto e così dimostrate la costante vitalità della fede monarchica, posta in ogni tempo al servizio della Nazione.
Profonde, nella nostra storia, e sempre attuali, sono le ragioni che nel Risorgimento portarono all’unità della Patria sotto la Monarchia Sabauda; ragioni che videro pensatori e uomini d’azione anche di idee repubblicane, convinti assertori e artefici dell’Italia monarchica.
Queste ragioni rivivono tutte, e le vicende politiche, antiche e recenti, lo dimostrano anche a chi non vuole vedere i fatti e ascoltare la storia.
Voi invece sentite con me , al di sopra di ogni particolare opinione politica – sempre rispettabile se sinceramente professata – la necessità della Monarchia che concilii, con il consenso e con la fiducia di tutti, le esigenze della libertà e quelle del progresso.
Pur da voi lontano, seguo con attenzione la vostra opera e apprezzo la vostra dedizione all’Italia ed alla causa monarchica, tanto più lodevoli per le difficoltà e incomprensioni che le ostacolano.
E ciò che addolora maggiormente me e voi, desiderosi come siamo di operare nel rispetto della democrazia e della libertà, è la faziosità di coloro che credono di potere falsare la storia, rinnegare il passato, non ricordare che questo regime, estraneo alle tradizioni nazionali, nacque – anche se fossero esatti i dati forniti dal governo di allora – dalla più esigua delle maggioranze e in un momento di generale gravissimo turbamento degli spiriti. Mentre furono esclusi dal voto centinaia di migliaia di prigionieri, innumerevoli profughi e le intere popolazioni dell’intangibile provincia di Bolzano e del sacro territorio di Trieste.
Tutto questo si cerca invano di far dimenticare con la congiura del silenzio, ugualmente mantenuta da certa stampa e dagli organi di informazione del regime, e non è da sperare che si dia atto della immutata fede monarchica di tanta parte degli Italiani. Ma la storia fa ugualmente il suo cammino.
Voi giovani, speranza e certezza dell’avvenire, qui con la vostra presenza, ieri e domani con la vostra azione appassionata e generosa, quando altri guardano cupidamente a materiali interessi, siete la garanzia meravigliosa che l’Italia risorgerà unita, fraterna, fermamente decisa a preservare la libertà contro ogni totalitarismo e ad elevare moralmente e materialmente tutti i suoi figli, perché siano affrancati da ogni tristezza e bisogno.
Io, lo sapete, sono e sarò sempre unito a voi, pronto a riprendere insieme il cammino per rendere ognora più felice questa nostra Italia.
Cascais, 4 ottobre 1964