Istriani!
Desidero rivolgermi a voi, in questo convegno, ove i non volontari assenti sono moltitudine, con le stesse parole che il 1 giugno 1946 , pochi giorni prima del mio esilio, indirizzai agli italiani delle Tre Venezie: ”Mi è particolarmente caro di rivolgervi da Venezia il mio cordiale saluto, mentre io , all’unisono con tutta la Nazione, non sono insensibile al grido di dolore che giunge da quanti di voi reclamano il diritto di restare cittadini della Patria comune.”
Da allora voi, che foste anche esclusi dal voto per il referendum udiste più di un riconoscimento del vostro imprescindibile diritto, e per ultimo quello delle tre potenze occupanti che si impegnarono a restituire all’Italia Trieste con il suo territorio.
Questo diritto fu nuovamente suggellato dal sangue dal sangue delle tre giornate che videro studenti e operai cadere assieme per affermarlo.
Non vi fu mai rinuncia, e tanto meno poteva esservi da parte del figlio del Re Soldato che ebbe la gloria di restituire l’Italia nei sui termini sacri.
La nuova libera Europa che auspichiamo non può sorgere stabile e duratura fino a quando il vostro diritto sarà calpestato.
Non dubitate Istriani! Nessuna viltà e nessuna ingiustizia può trionfare dove vigila lo spirito insonne di Nazario Sauro.
Con Lui, con gli altri martiri, con tutti gli italiani, siamo oggi qui, accanto a voi, a fare atto di fede nella giustizia della storia per tutte le terre che, tolte all’Italia, non hanno cessato di appartenerle.
Cascais 3 novembre 1964