Italiani!
Le ansie di cui mi sono reso tante volte interprete non sono purtroppo cessate. E non per la vivacità e talora l’asprezza della lotta politica, ma per la debolezza dei pubblici poteri nella difesa dei fondamenti stessi dello Stato.
Fondamenti posti dalla sapienza, dalla fede e dal sacrificio dei nostri padri e che sono patrimonio inalienabile della nostra vita e della nostra storia.
Ancora nel mio ultimo messaggio di Capodanno segnalavo la necessità, per il rafforzamento delle istituzioni democratiche, che il nuovo governo sapesse porsi al di sopra degli interessi di parte per affrontare e risolvere i più importanti e urgenti problemi del Paese: assicurare contro il prevalere dei partiti le funzioni e le prerogative del Parlamento; riportare la rettitudine antica nella vita pubblica; restituire la fiducia indispensabile alla ripresa dell’economia e al mantenimento della piena occupazione. In particolare io insistevo sulla precedenza ai provvedimenti per le case, le scuole, gli ospedali, rispetto alla riforma regionale dispendiosa e disgregatrice dello Stato.
Ma il mio voto, che rispondeva ai voti di tutta la Nazione, non è stato fino ad oggi esaudito: in molti cuori è penetrata la sfiducia; in altri il distacco dalle più nobili tradizioni e l’indifferenza ai valori perenni della civiltà italiana e cristiana. In questo clima trova facilmente proseliti lo spirito sovvertitore che ha costituito in ogni tempo e paese, il pericolo più grave per la libertà. Perciò, Italiani, vi ripeto oggi l’esortazione che vi rivolsi fin dal primo giorno che assunsi la responsabilità della Corona: portate nella lotta politica volontà ferma e generoso entusiasmo, ricordando sempre che con la fine della libertà tutto sarebbe stato perduto, mentre nella libertà si possono raggiungere le mete più alte di progresso e di pace. E nell’inviare a tutti auguri di felicità e prosperità per il nuovo anno, desidero ringraziare dal profondo dell’Animo quanti, in così gran numero, hanno voluto essermi vicini durante la mia malattia, aiutandomi a superarla”.
Cascais 31-12-1964 Umberto