Dal quotidiano “Il Gazzettino”, Venezia, 6 e 9 maggio 1952 di Mario Valeri Manera
Richiesto del suo punto di cista sulla questione di Trieste e dei dalmati e sui colloqui in argomento che erano in quei giorni a Londra, il Sovrano risponde:
“Pagina dolorosa questa , creata, a mio parere, dalla poca conoscenza del problema e dall’incomprensione dei diritti dell’Italia. Trento e Trieste sono state aspirazioni costanti degli Italiani, che solo allora ritennero compiuta l’unità della Patria quando le due città e le due regioni furono, con la vittoriosa guerra del ’15-’18, dall’eroismo e dal sacrificio del soldato e del popolo italiano, ricondotte nel seno della Patria. Non si può forzare una situazione storica e il tentare di farlo, oltre ad essere eticamente riprovevole, è politicamente erroneo. Inoltre non si possono dimenticare le assicurazioni e le promesse fatte al mondo , da Capi responsabili, con la famosa carta atlantica. Ciononostante anche quando, ricordo, mandai ai triestini , proprio da Venezia, il mio ultimo messaggio, sei anni fa, auspicando, col cuore colmo di dolore e di speranza , la loro riunione all’Italia, anche se allora vi furono proteste; ma, certe incomprensioni si finisce sempre con lo scontarle prima o poi!
Oggi ne soffrono i triestini, il che vuol dire sofferenza di tutti noi italiani, ma domani?”