di Nino Bolla
- Non penso a complotti, a congiure…
Umberto II si informa delle elezioni dell’anno scorso, che hanno dato alla Democrazia Cristiana una superiorità schiacciante la quale però non va equivocata nei suoi veri significati e nelle sue possibilità di durata morale e politica: lunga , se saggia, altrimenti transeunte.
“Viviamo in un’epoca in cui la politica estera domina totalmente la politica interna; e in conseguenza quella interna se non vigile e di larghe vedute, nazionale senza essere nazionalistica, morale senza essere moralistica, rischia di compromettere tutti quei vantaggi che le alterne vicende della politica estera possono offrire: è una partita a scacchi drammatica, in cui le mosse piccole, se sbagliate, possono avere più gravi conseguenze che un improvviso scacco al re…”
Ed aggiunge a chiarimento: “Intendiamoci bene, lungi da me il pensiero di voler interferire o anche soltanto lontanamente giudicare la politica attuale della nostra nazione: ciò riguarda chi la fa. Io esprimo un‘opinione che non può essere che la mia. Giusta o errata, come non seguire con apprensività la divisione che creerebbe il programma regionalistico se risolto in contrasto con gli interessi della unità d’Italia?”
“Una cosa tengo a precisare, e chi conosce il valore e il peso della mia parola sa che non può essere altrimenti. Non ho pensato e non penso a complotti, congiure, a ritorni, a romanzi politici: non rientra né nel mio stile né nella nostra tradizione. L’ho detto e lo ripeto: non voglio né vorrei un trono macchiato di sangue”.
Se pensassi altrimenti, non sarei partito. Soprattutto, non avrei lasciato creare, all’epoca della luogotenenza, la assurda situazione di essere io capo dello Stato con un governo apertamente antimonarchico. Se il 13 giugno 1946, nell’ora più dura e più triste della mia vita, per non dividere il paese in due fazioni svincolai le forze armate dal giuramento di fedeltà, ciò denota quanto effettiva e sincera fosse lamia intenzione di evitare ogni spargimento di sangue”.
Medita un istante, poi conclude:
“La situazione è chiara e lineare: o con l’azione svolta e con l’impegno assunto, il bene del Paese è fatto, ed io per primo, come italiano, sono lieto che la Nazione abbia scelto la giusta via, e allora è ridicolo pensare che mi tormenti in piani più o meno machiavellici per ritornare al posto lasciato di mia iniziativa, anche se forzato dalla situazione interna in uno con gli eventi esterni: oppure il bene del paese non viene fatto ed allora… anche in questo caso non penserò a piani più o meno machiavellici: sarà il popolo stesso, sua sponte a giudicare!”.