Roma 11-12 -dicembre 1976
Monarchici!
Il vostro Congresso si riunisce in una situazione politica ed economica che alcuni degli uomini di maggiore rilievo del regime – sempre al potere, si può ben dire , dal giorno del mio esilio – definiscono di disordine istituzionale da far temere per le sorti stesse del paese.
E’ quello che ho sempre deprecato, tempestivamente ammonendo, esortando e suggerendo ai vostri governanti nei miei annuali messaggi, tenuti ben nascosti da stampa e Rai TV d’un regime sprezzante dell’elementare dovere di portare a conoscenza del popolo italiano la voce di un Re che è stato allontanato dalla Patria con un referendum al 51 per cento, con tanti dubbi e tante incertezze, e da me subito per non precipitare l’Italia in nuovi sconvolgimenti dopo il lutti e le rovine della guerra.
Ma nulla di duraturo si costruisce sull’inganno, sulle menzogne , su elementari errori accettati o subiti per demagogia e viltà. E’ stato contro l’interesse del popolo italiano e soprattutto proprio delle classi lavoratrici e della piccola e media borghesia, adottare provvedimenti contrari ai più elementari principi di economia.
Io come voi, mi sono domandato di anno in anno, di giorno in giorno – io che vi seguo come se fossi in mezzo a voi – per quale motivo uomini politici responsabili potevano tollerare tutto ciò, avendo avuto essi in ripetute elezioni il preciso mandato della grande maggioranza degli italiani di consolidare una democrazia libera, contro ogni avventura totalitaria, alla quale un crollo economico può fatalmente condurre.
Ebbene voi monarchici, convocando questa vostra assise in siffatta dolorosa situazione, avete il diritto e il dovere di alzare la vostra voce di critica e di condanna.
Certo è desolante vedere l’assenza dello Stato di fronte alla violenza e alla delinquenza che, camuffate da lotta politica, spadroneggiano impunemente per le vostre città.
Ma, quando si crede fermamente – come voi monarchici credete – al dovere di difendere civiltà e libere istituzioni, occorre, malgrado tutto, partecipare attivamente, ciascuno secondo le proprie idee politiche – tutte rispettabili se sinceramente perseguite – alla decisa lotta – che è lotta meravigliosa per salvare il domani di libertà, di progresso, di benessere dell’Italia.
Sono poi particolarmente soddisfatto di vedere tra i temi che dibatterete in questo vostro Congresso, l’Unità Europea nella quale fermamente credo. Essa è più che mai attuale per la prossima elezione a suffragio universale del Parlamento Europeo. Un’Europa Unita significa la difesa della millenaria civiltà che da questo continente si è sprigionata nel mondo ed in cui l’Italia ha avuto tanta parte.
Un particolare accorato saluto rivolgo ai Triestini ed agli Istriani di cui condivido ognora le ansiee che – non è male ricordarlo – furono anche esclusi, con la provincia di Bolzano, dal referendum che portò alla repubblica.
Monarchici!
A conclusione dei vostri lavori , vi esorto ad affermare ancora una volta il deciso proposito di lottare perché in Italia e nell’Europa unita ogni progresso sociale non sia disgiunto dal giusto equilibrio tra autorità dello Stato e libertà dei cittadini.
E, come sempre, sia auspicio, guida e sigillo di questo vostro Congresso, il grido che sintetizza la nostra passione:
Viva l’Italia!
Cascais, 11 dicembre 1976 Umberto