Ho molto gradito il gentile saluto portatomi da una rappresentanza dei parlamentari monarchici, l’attività dei quali, nell’una e nell’altra assemblea legislativa, ho seguita e seguo con cordiale interesse.
In perfetta armonia con lo spirito dell’istituto a cui prende il nome i senatori ed i deputati monarchici hanno sempre voluto ispirare la loro azione ai superiori interessi della Patria;così come dopo il 2 giugno 1946 i monarchici tutti, aderendo al mio invito, hanno adempiuto scrupolosamente il loro dovere di cittadini, rispettando in modo assoluto le leggi vigenti ed evitando di aggravare con inopportune agitazioni i contasti interni. Un diverso atteggiamento mio e dei monarchici avrebbe determinato ripercussioni di incalcolabile portata. Tale prova di volenterosa ed efficace disciplina civica non poteva bastare tuttavia per sanare uno stato di cose pieno di incognite preoccupanti; e, infatti, i pericoli perla viva compagine del Paese da me prospettati nel messaggio con cui, tre anni or sono annunciavo la mia partenza per l’esilio, non sono frattanto cessati.
Non dubito che i monarchici continueranno fervidamente la loro opera diretta a instaurare la pace e la concordia del popolo italiano, col superamento di quegli esasperati antagonismi di regioni e di classi, che una crisi interna o internazionale potrebbe risolvere in gravissimo detrimento per l’unità e l’indipendenza della Nazione. Bisogna difendere con inflessibile fermezza questi supremi valori della nostra storia e del nostro avvenire; e, parimenti, la grande idealità del progresso sociale deve accomunare gli spiriti consapevoli per attuare. Sia pure attraverso il divergere dei vari orientamenti teorici, l’ordinata elevazione morale e materiale di tutti gli Italiani. Un tale fine nazionale e umano di benessere generale e di operosa convivenza delle classi ben si congiunge s quei fattori essenziali di dignità italiana, di sentimento unitario, di devozione alla Patria, che il nostro popolo per quasi un secolo considerò retaggio intangibile del Risorgimento. Senza quei beni fondamentali l’Italia non potrebbe mai occupare il suo posto nel mondo, per collaborare alla soluzione degli interdipendenti problemi politici, economici e sociali che travagliano tutti gli Stati.
La Monarchia costituzionale nacque in Italia come base e garanzia di quelle condizioni indispensabili della vita e dello sviluppo del Paese. Ciò riconobbero anche , per la loro successiva adesione alla Monarchia stessa, molti insigni patrioti, da Francesco Crispi a Leonida Bissolati, provenienti da partiti avversi alla forma di governo che l’Italia aveva scelto plebiscitariamente dopo il suo riscatto. Fedeli alla propria tradizione, i monarchici sono fieri di tenere una posizione di prima linea, per tutelare sempre, coi necessari metodi democratici, l’unità e l’indipendenza d’Italia. Sono sicuro che in ogni momento i monarchici opereranno uniti come una forza attiva al servizio della Patria e della libertà.
Cascais 21 Marzo 1949 Umberto