La defezione dei titolati
Certo, non era un pubblico elegante quello schierato davanti ad Umberto, sulla poppa dell’Ascania. L’insieme offriva un colpo d’occhio senza dubbio pittoresco,
anche se sul piano dei valori reali era molto più spontanea e sincera l’adesione di quella gente umile di quanto non potesse essere quella di dame di gran tono, appassionate, a parole, della monarchia, perché loro una mamma o una nonna a corte ce l’hanno avuta e che peraltro, nell’occasione, avevano dichiarato forfait.
Dove erano la maggior parte delle animatrici del garden party monarchico che è un’occasione mondana romana che si svolge ogni anno? Dove erano le dame ed i gentiluomini, i cui salotti sono tappezzati da fotografie reali, in numero maggiore dei familiari? Dove erano le marchese di Ciampino, quelle cosiddette “della scaletta” perché ricevettero il titolo nobiliare da Umberto, all’ultimo momento, quasi sulla scaletta dell’aereo che dall’aeroporto di Ciampino doveva portare il Sovrano in esilio?
La veneranda Marchesa Anna Guglielmini, già dama di corte, non sentendosela di affrontare il viaggio a causa degli anni, aveva fatto il bel gesto di pagare l’importo del biglietto d’imbarco ad un giovane che desiderava vedere il Re. Ma le altre?
Bé, se ne erano andate a fare delle crociere su yachts di amici mondani. “Tanto avevano detto – il Re lo possiamo vedere quando ci pare: a Parigi, in Svizzera, a Cascais. In mezzo a tanta gente non avremmo nemmeno la possibilità di stare un pochino con lui, di parlargli”.
A Cionci Romanazzi, la nipote della principessa Anna di Gerace, già dama di palazzo, gli organizzatori della “crociera del Re” non avevano nemmeno telefonato. Memori di quello che aveva risposto la figlia di Cionci, quando una signora napoletana aveva invitato la madre ad intervenire al gran raduno monarchico di Napoli, il giorno che l’aereo di Vittorio Emanuele sorvolò la città: “Mia madre è malata. Comunque lei si sbaglia: non è monarchica. Però è molto amica dei reali, questo sì. Amicissima dei duchi d’Aosta, ma non monarchica”.
L’emozione del sovrano
Così gli “amicissimi”, gli intimi di Casa Savoia, avevano disertato la manifestazione: nemmeno le figlie avevano mandato, loro che tengono tanto a metterle in contatto con principi di sangue reale e che le spediscono di qua e di là, ad ogni ballo dove ci sia una testa coronata. Eppure la presenza di questi signori avrebbe facilitato se non altro le fatiche degli organizzatori della crociera, í quali, non avendo raggiunto il numero dei seicentoventi monarchici, necessario a coprire tutti i posti della nave, si sono trovati per quattro giorni di navigazione in trecento, mescolati ad altri croceristi, alcuni dei quali si sono mostrati intolleranti nei confronti dei fedelissimi sabaudi. Meglio così, comunque: meglio che Umberto avesse, dinanzi a sé, gente umile, un tantino goffa, se si vuole, negli abiti della festa, senza i controlli di sentimenti che esercita l’educazione: gente che appariva fanatica, esagitata, ma che comunque non aveva giocato a bussolotto con il suo attaccamento al Re, non aveva fatto calcoli sia pure mondani; insomma era sincera.
Su quel lembo d’Italia a poppa della motonave Ascania, Umberto appariva visibilmente emozionato. Un tantino abbronzato, rimesso in salute, non riusciva a frenare il tremolio delle labbra e gli occhi umidi li teneva sbarrati, su quella folla, come fossero passaggi a livello per impedire lo sgorgare delle lacrime. Vent’anni erano passati.
Nessun atto politico che facesse intravedere l’intenzione del Sovrano di ritornare in Italia era stato compiuto.
Comunque, quel giorno sull’Ascania, avemmo l’impressione dall’insieme che qualcosa dì nuovo ci fosse: come se l’Esule distaccato, quasi rassegnato, avesse, dopo due decenni, rivestito panni più ambiziosi. Come se si fosse riavvicinato.
È un fatto che succede a tutti i monarchi in esito di uscire dopo tanti anni, dalla fase della rassegnazione, dell’allontanamento conseguito alla delusione ed al dolore patiti. per entrare in quella più attiva di pretendenti al trono.
Dieci anni fa – è un fatto – Umberto non avrebbe mai messo piede, per una manifestazione che lo riguardasse, su di una nave italiana. Ora ci stava, con il figlio Vittorio Emanuele al fianco, per la prima volta nei panni di principe ereditario.