Il Sovrano in esilio, oggi settantacinquenne, va ogni settimana in Costa Azzurra per vedere alla Tv l’inchiesta dedicata a Re Vittorio Emanuele III.
Ogni settimana Umberto lascia Cascais per raggiungere una villa di amici sulla Costa Azzurra, poco lontana dalla frontiera italiana. Da qui. il giovedì sera, può agevolmente assistere alla trasmissione televisiva dedicata a suo padre. Invitato a esprimere un giudizio, ha risposto. «Qualunque cosa dica sarebbe prematura. Delle cinque puntate in programma, ne ho viste solo due. Aspettiamo la fine…».
La trasmissione televisiva che interessa (oltre a milioni di italiani) il Sovrano in esilio s’intitola Il Piccolo Re ed è dedicata a Vittorio Emanuele III, il padre appunto di Umberto. Giovedì prossimo, 27 settembre, alle ore 21.35, andrà in onda sulla rete 2 la terza puntata che narrerà degli anni in cui s’impose il fascismo e trionfò la dittatura di Mussolini. In questa stessa puntata si vedrà, fra l’altro, un documento particolarmente interessante: i funerali della regina madre Margherita, nel 1926, con il feretro trasferito da Bordighera a Roma e fatto segno a commosse manifestazioni popolari.
Nato a Napoli l’11 novembre 1869, Vittorio Emanuele divenne Sovrano d’Italia dopo il regicidio di Umberto I, quando non aveva ancora 31 anni. Regnò sul nostro paese per quasi mezzo secolo, spegnendosi in esilio ad Alessandria d’Egitto all’età di 78 anni. Sulla sua vicenda umana, strettamente legata alla storia d’Italia. sono state scritte migliaia di pagine. Mai prima d ora, però, la televisione si era occupata a fondo di questo drammatico e, per molti aspetti, enigmatico personaggio. Adesso la lacuna è stata colmata per mento di Nicola Caracciolo, che ha impiegato quasi due anni di lavoro per realizzare l’impegnativa biografia del «piccolo Re», costata complessivamente molto poco: appena 15 milioni per puntata.
Ma chi era veramente Vittorio Emanuele III? Come viveva? Come era in famiglia? E come nella vita politica? Sono interrogativi ai quali tenta appunto di rispondere l’inchiesta televisiva di Caracciolo, che si è avvalso della collaborazione dello storico Paolo Alatri nonché di Paola Manganiello e Mariella Lucchi. Quest’ultima, a proposito del defunto Re, dice: «Dalla nostra ricerca è risultata, in grande sintesi, l’immagine di un personaggio profondamente contraddittorio. Per esempio, un uomo sì colto, ma che intendeva la cultura come un’esasperazione della ricerca dei particolari, allontanandosi dalla sostanza delle cose; e ancora, un uomo diventato Re per necessità di stato, ma che esercitò le sue funzioni con puntiglio».
Raccogliendo accuratamente materiale figurativo non molto conosciuto o addirittura inedito, la televisione ha cercato di ricostruire la figura di questo sovrano, che si trovò a regnare per quasi mezzo secolo di travagliate vicende italiane (che spesso, tuttavia, egli contribuì a creare: dall’intervento italiano nella prima guerra mondiale all’avvento del fascismo, all’acquiescenza dimostrata all’epoca del delitto Matteotti). Naturalmente Vittorio Emanuele non è visto soltanto sotto il profilo politico. L’indagine sulla sua personalità è forse la parte più interessante della trasmissione; e come ogni biografo, anche il curatore di questo eccezionale documentario si lascia attrarre dal personaggio.
Non del tutto negativo è il giudizio su Vittorio Emanuele di Nicola Caracciolo. Dice: «Uomo di grandi colpe, egli finisce con l’essere migliore dell’immagine che ci è stata lasciata dall’’8. settembre. Un personaggio diverso, anche migliore. Uomo fisicamente infelice, solitario. fortemente legato alla famiglia, intelligente, colto, erudito, privo di simpatia umana e anche sfortunato. Questo non porta comunque a modificare il giudizio finale su di lui. Totalmente negativo, di un re che ha fallito il proprio mestiere, che era quello di difendere lo Statuto».
Al programma-inchiesta realizzato dalla nostra televisione hanno anche collaborato, concedendo interviste e documenti, Re Umberto II e la Regina Maria José, che Nicola Caracciolo ha più volte incontrato a Cascais e a Ginevra. Adesso entrambi i deposti Sovrani seguono con vivo interesse le trasmissioni: lui, come s’è detto, dalla Costa Azzurra, lei dalla Svizzera.
Paolo Santoro
Domenica del Corriere 3 Ottobre 1979