AI GIOVANI DELL’UNIONE MONARCHICA ITALIANA
Vi ringrazio dei saluto che mi è giunto graditissimo sia perché espressione dei giovani monarchici di tutto lo schieramento politico democratico della Nazione, sia perché in esso si accenna ai due problemi fondamentali della vita moderna: libertà e giustizia sociale.
A questi ideali ho ispirato e dedicato la mia azione di Luogotenente e di Re; a questi scopi ho spesso richiamato gli amici monarchici di ogni corrente politica, giacché nel felice equilibrio e contemperamento di queste due alte aspirazioni del nostro tempo io fermamente credo e ritengo che esse siano conciliabili e ancora oggi indichino il non superato cammino che deve percorrere l’umanità nelle sua progressiva ascese.
La libertà, che non deve subire limitazioni se non in sè stessa, vale a dire non deve, eccedendo, finire col distruggere proprio la libertà; giustizia sociale che non deve avere limiti, se non nella salvaguardia delle libertà individuali, vale a dire non deve, eccedendo, finite coi distruggere queste libertà.
Sono certo che ciascuno di voi segue l’uno o l’altro ideale politico, entro questi limiti, sì che dal dibattito e dello scontro, sempre elevato anche se vivace e appassionato, delle più opposte opinioni, scaturisce quella luce che deve guidare tutti nell’azione politica di ogni evento e di ogni giorno.
Voi, che andate liberi verso l’avvenire perché non portate né il peso, né i rancori, né le responsabilità di un passato vicino o lontano, siete perciò chiamati a dare un contributo determinante alla rinascita della Patria in una Europa decisamente unita.
Accoppiate, dunque, alla esperienza e alla saggezza degli anziani il generoso slancio dei vostri spiriti e operate con fede ed onestà, così da avere in questa rinascita la stessa certezza che io ho in voi.
Nella tristezza dell’esilio mi è particolarmente gravosa la lontananza da voi, giovani tutti d’ogni partito e d’ogni ideale, primavera e speranza della Patria; da voi, giovani che soffrite l’umiliante vane ricerca d’una occupazione e d’un lavoro, che vi deve essere a qualunque costo e con qualsiasi sacrificio garantito; da voi, Triestini e Italiani d’ogni sponda che reclamate il diritto d’appartenere alla terra che amate riamati, per la quale tanti vostri eroi lontani e vicini caddero col sorriso della certezza confermando coi sacrificio gi’imprescrittibili diritti della Nazione.
Viva 1’Italia!
Cascais, 21 marzo 1954